Curiosità
El Sassón o el Sass del Diávol
Lungo il sentiero che da Contra porta al Padroíd, adagiato nella conca acquitrinosa del Rïazzöö, troviamo un enorme masso di probabile origine glaciale (masso erratico): El Sassón o el Sass del Diávol.
Il lato a valle presenta una rientranza che offre un riparo ai viandanti. La tradizione popolare associa questo luogo a una leggenda. Nella parte superiore è visibile una fessura: l’impronta dell’unghia del Diavolo, a cui fa allusione la leggenda.
Leggenda
A Contra, ogni sera, era tradizione recitare il Rosario in chiesa in onore della Madonna. Questo però non andava affatto a genio al Diavolo, che tentò in ogni modo di distogliere gli abitanti dalla loro devozione.
Accecato dall’ira, decise di distruggere il villaggio. Si mise all’opera e, giunto sulla collina sopra Contra, si guardò intorno alla ricerca di un modo per portare a termine il compito. Notò allora un enorme masso, se lo caricò sulle spalle e si avviò verso il villaggio.
Arrivato su un’altura da cui dominava il paese, posò il macigno per riposarsi un istante prima di scagliarlo contro la chiesa. Fu allora che scorse una donna con un bambino, intenta a lavare pannolini nel ruscello accanto al sentiero. La bellezza della donna lo lasciò senza fiato, ma allo stesso tempo percepì la sua straordinaria forza. La riconobbe subito: era la Madonna con il Bambino. Preso dal panico, il Diavolo tentò di sollevare nuovamente il masso, ma ormai le sue forze lo avevano abbandonato. Per quanto si sforzasse, non riusciva più a smuoverlo. Tremò, imprecò, graffiò la pietra lasciando impressa l’impronta della sua unghia, poi, con un urlo infernale, scomparve in una nube di fumo. La Madonna, con passo lieve, scese al villaggio, dove la gente, ignara del pericolo appena scampato, continuava la recita del Rosario.
— Coordinate: 46.190078, 8.838692
El Sass di Cént Crós
Lungo il sentiero che da Viona porta a Légh, poco dopo l’intersezione con el Riaa dela Pioda, è visibile un masso (320 per 200 per 0/100 centimetri), con numerose incisioni rupestri: el Sass di Cént Crós.
In realtà nel masso sono incise ben 207 croci greche e 20 coppelle. Con queste caratteristiche el Sass di Cént Crós rappresenta un unicum lungo tutto l’arco alpino. Una delle croci, la più grande, si pensa che indicasse il vecchio confine tra Brione sopra Minusio, Contra e Mergoscia. Lo scopo principale delle coppelle era probabilmente rivolto a pratiche magiche/religiose come il culto della fertilità, dell’acqua, della natura, degli elementi e persino della medicina e potrebbero risalire a diversi millenni fa. Un’altra spiegazione ricorrente le associa a un antico culto del sole. Nel caso specifico non esiste una tradizione orale che attesti l’esistenza di pratiche religiose. Le croci potrebbero essere state incise nel Medio Evo e possono essere interpretate come un modo semplice di cristianizzazione del luogo.
Da segnalare infine che nella zona di Viona sono presenti altri massi con delle incisioni, in generale coppelle.
— Coordinate: 46.195302, 8.826946
Il frantoio di Contra
Il frantoio di Contra è in pietra ed è composto da una vasca e da una macina. Al centro vi era un perno di legno attorno al quale ruotava la macina. Il manufatto presenta diverse incisioni. Sulla vasca si leggono «1653», probabile anno di costruzione, e la scritta «TRASP 1870», che suggerisce un’ubicazione originaria diversa (trasportato nel 1870?). La macina porta la scritta «IL[?] C[ristofo]Ro FV AdAMI FeC[i]T I[n] A[nno], con un chiaro riferimento alla famiglia D’Adami, patrizia di Contra. Fino alla fine del secolo scorso era ubicato nello scantinato del Palazzo comunale.
La tradizione ricorda il frantoio adibito alla produzione di olio di noci. La coltivazione del noce era ben presente nel villaggio, come attesta il Lavizzari che nel 1863 segnala la presenza di «maestosi noci». Le noci erano raccolte in ottobre e messe poi a seccare su dei graticci al sole. In inverno venivano spaccate e i gherigli separati dai gusci. È a questo punto che entrava in azione il frantoio che, grazie alla macina azionata da robuste braccia, riduceva i gherigli in una massa farinosa e oleosa che veniva riscaldata fino a quando cominciava a colare l’olio. L’impasto veniva allora avvolto in un telo e passato al torchio due volte. Si calcola che 12-14 kg di gherigli forniscono da 7,5 a 8,5 litri di olio. La parte solida che rimaneva veniva data ai bambini da sgranocchiare o veniva macinata per farne una farina usata per la preparazione delle torte. L’olio era utilizzato soprattutto per l’illuminazione, ma probabilmente serviva anche in cucina come condimento.
È ipotizzabile che il frantoio di Contra fosse impiegato anche per la produzione di olio d’oliva, vista la presenza dei toponimi in Oríva a Contra e el Mónte Olivéto a Tenero; inoltre si ricorda la presenza di ulivi sul versante sud del Mátro a meridione della frazione della Costa.
— Coordinate: 46.188571, 8.839923
— PDF frantoi
El Paiaröo
El Paiaröo è una festa per i bambini di Contra, che si tiene la prima domenica di Quaresima e le cui origini storiche sono sconosciute.
I bambini, in età scolastica, si ritrovano sul sagrato della chiesa al termine della messa domenicale e in seguito gridando «Paiaröo, caldiröö, una squera da micöö» si recano di casa in casa per ricevere un piccolo regalo offerto in suffragio dei defunti. «Paiaröo, caldiröö, una squera da micöö» significa «Paiolo, caldaia, una gerla di pagnotte»
Un tempo le famiglie offrivano prodotti della terra come mele, noci, castagne, uova cotte, semplici dolciumi, ma poi con il passare degli anni sono apparse le arance, le michette, le veneziane, i lümag, i moretti, le tavolette di cioccolata, le banane e talvolta anche qualche soldino… Oggi invece la fanno da padrone le merendine, gli snacks, i succhi…, ma fortunatamente c’è ancora chi offre frutta o dolciumi preparati con amore.
I ragazzi, dopo aver ricevuto il dono, ringraziano con la seguente giaculatoria: «Grazie Gesü Maria per i vos pori mort!».
